Come va la specializzazione in medicina d'urgenza?

A questo punto sono circa a metà strada del mio percorso di specializzazione in medicina d'urgenza, e penso che sia possibile iniziare a fare un po' un bilancio e il punto della situazione.

Il primo anno l'ho passato a metà tra reparto e la sala gialla e quella dei codici verdi/minori del pronto soccorso. Come ho detto da sempre anche da studente il reparto non mi è mai piaciuto ed è un lavoro che mi annoia molto, e insomma non è che fossi proprio felicissimo di stare lì. Il lavoro però si è rivelato tranquillo e molto bene organizzato, e in fin dei conti i è rivelata un'esperienza positiva.

In reparto ho imparato molto sulla gestione del paziente ricoverato e sull'organizzazione ospedaliera, cose indispensabili per lavorare. Poi secondo me in ogni reparto si impara la medicina di QUEL reparto, che magari è organizzato in un certo modo e secondo certi schemi e procedure. Per cui non so quanto di quello che ho imparato sarebbe "esportabile" in altri reparti e quanto invece resterebbe limitato a quella specifica realtà. In ogni caso, ripeto, come periodo iniziale è stato più che soddisfacente.

L'esperienza tra verdi e gialli del PS al primo anno è stata sicuramente più impegnativa: i pronto soccorsi (pronti soccorsi?) italiani sono sovraffollati, difficili, incasinati. Un pronto soccorso deve gestire anche più di 100 pazienti in uno stesso momento, con lo stesso personale di reparti dove i pazienti ricoverati sono un terzo o anche meno e con minore necessità di cure. È un lavoro più complesso rispetto al reparto, e anche solo per capire come è organizzato tutto quanto ci vuole un sacco di tempo.

E insomma in 6 mesi bene o male impari un po' a vedere i primi pazienti, a gestire l'osservazione breve, i malati in attesa di posto letto e molto altro. Su qualche gruppo di medicina d'urgenza leggo che per lavorare in pronto soccorso devi essere bravissimo a mettere tubi, bucare arterie, impostare ventilatori, drenare toraci e tutto quanto il resto delle cose che un non-medico può aver visto nelle varie serie TV.

Secondo me mettere il tubo è l'ultimo dei tuoi problemi, perché con la pratica si impara tutto e anche se proprio sei negato in un grosso PS italiano avrai sempre qualcuno da chiamare e che risolverà il problema "pratico" al posto tuo.

Se però non sai interagire con i familiari dei pazienti, non sai quali patologie vanno indirizzate a quali specialisti, non conosci quali terapie vanno aggiunte e quali tolte, non ti ricordi chi come e dove andranno a finire le persone che stai seguendo, chi deve stare a digiuno e chi può mangiare eccetera eccetera (potrei andare avanti per ore, giuro), allora tutte le abilità tecniche pratiche e manuali di questo mondo non ti potranno in nessun modo aiutare.

Dopo il primo periodo in pronto soccorso, insomma, imparicchi a stare in pronto soccorso. Il che il più delle volte significa sapere da quale dei medici strutturati andare a chiedere aiuto per fare le cose che non sai fare da solo: c'è una terapia che non capisco, allora chiedo all'internista. C'è uno che respira male, chiamo il rianimatore. Elettrocardiogramma che non mi convince, e allora senti il cardiologo... e così via, finché dopo un turno di 12 ore non hai rotto le palle a tutti e tutti gli strutturati ti hanno mandato a cagare diverse volte. Però intanto il lavoro tuo l'hai (o l'hanno) fatto. 

Il secondo anno sono stato ancora in sala gialla, più un breve periodo in ecografia nel quale ho preso anche il "diplomino" del corso SIUMB, e un ancor più breve periodo in sala operatoria per imparare la gestione delle vie aeree e che sicuramente è servito ma non è bastato.

Ammetto che è stato un periodo molto impegnativo. Avrei voluto partecipare di più alle urgenze "vere", mentre mi trovavo spesso ad avere a che fare con la carenza di posti letto, sovraffollamento, difficoltà logistiche e cose che insomma sono incidentali alla professione che ho scelto, ma non certo il motivo per cui uno sceglie la professione stessa.

E non è che non ci fossero persone disposte a insegnarmi, o che non abbia imparato tantissimo: tutto il contrario. In 1 anno di sala gialla in pronto soccorso (e penso che valga per quasi tutti i PS italiani) ho imparato più di quello che in tante altre scuole di specializzazione si impara nell'arco dei 4-5 anni... e forse anche dopo.

Resta il fatto che il secondo anno di specializzazione è stato veramente durissimo, la verità è questa.

Al terzo anno - di colpo - è cambiato tutto: nuovi colleghi specializzandi, nuove rotazioni, nuova organizzazione della scuola. E così sono riuscito a "scappare" un po' di più dalla sala gialla e a partecipare maggiormente alle attività della sala rossa.

In sala rossa da noi ci stanno dei rianimatori bravissimi che intubano con una mano mentre mettono un CVC con l'altra mentre discutono importanti casi clinici col cellulare tenuto tra la spalla e l'orecchio (e che sospetto leggano questo blog). Uno di loro in particolare mi ha praticamente "adottato" e si è messo a insegnarmi un sacco di cose. E unendo il tutto all'esperienza fatta in sala gialla ho iniziato a mettere insieme le varie cose e a capire che un pochino pochino questa "nuova" (per modo di dire, visto che esiste già da 10 anni) scuola di specializzazione forse ha effettivamente un suo senso.

A due anni e mezzo dall'inizio della specializzazione sono lontano anni luce dall'essere completamente indipendente. Però ecco già così mi sento che potrei "coprire" una buona parte delle professioni che ruotano per il pronto soccorso avendo avuto diversi ruoli, diverse esperienze e affiancamenti con diverse professionalità. Probabilmente è un discorso che vale un po' per tutte le specializzazioni, diciamo che forse è vero anche questo... ma in ogni caso è la prova che la "mia" sta funzionando.


Su pubmed ho trovato un articolo che parla di quante procedure riesce a compiere uno specializzando urgentista americano nel corso della sua formazione. L'ho già messo su facebook e lo riporto anche qui solo per dire due parole:


Diciamo che per quanto riguarda accessi arteriosi, ecografie, e altre cose i numeri sono confrontabili e andiamo benino. Molto meno benino se guardiamo a cose molto più "territorio" di altri specialisti che ruotano per il pronto soccorso come l'ortopedia, la ginecologia e buona parte delle procedure di chirurghi e rianimatori.

Però insomma non siamo veramente così lontani. La specializzazione in medicina d'urgenza deve ancora maturare del tutto, ma già è cresciuta e rispetto a qualche anno fa le cose sono già cambiate molto.

Aggiungo il fatto che, le statistiche americane, non tengono conto di tutta la parte di clinica, dell'inquadramento diagnostico, della gestione del paziente, delle visite, delle consulenze e di tante cose insomma che fanno parte del lavoro ma che per qualche ragione non sono state "quantificate". Forse sono cose di cui ci occupiamo di più noi? Forse le danno talmente per scontate che nemmeno le nominano? Chi lo sa.

In ogni caso mi aspettano altri 2 anni e mezzo pieni di progetti, programmi e possibilità di imparare. Se dicessi che sono soddisfatto al 100% non sarei onesto, ma non posso neanche dire che le cose non stiano - lentamente - procedendo nella direzione giusta.

Ora torno a organizzare qualche nuovo video e a pensare a cosa raccontarvi nelle prossime volte. In ogni caso grazie di cuore a chi mi segue e si interessa a quello che faccio, buon Primo Maggio a tutti e alla prossima.

Simone

Commenti

  1. Su qualche gruppo di medicina d'urgenza leggo che per lavorare in pronto soccorso devi essere bravissimo a mettere tubi, bucare arterie, impostare ventilatori, drenare toraci e tutto quanto il resto delle cose che un non-medico può aver visto nelle varie serie TV.

    Secondo me mettere il tubo è l'ultimo dei tuoi problemi, perché con la pratica si impara tutto e anche se proprio sei negato in un grosso PS italiano avrai sempre qualcuno da chiamare e che risolverà il problema "pratico" al posto tuo.

    Se però non sai interagire con i familiari dei pazienti, non sai quali patologie vanno indirizzate a quali specialisti, non conosci quali terapie vanno aggiunte e quali tolte, non ti ricordi chi come e dove andranno a finire le persone che stai seguendo, chi deve stare a digiuno e chi può mangiare eccetera eccetera (potrei andare avanti per ore, giuro), allora tutte le abilità tecniche pratiche e manuali di questo mondo non ti potranno in nessun modo aiutare.

    <- un po' m'hai fatto ridere, un po' m'hai fatto riflettere. Sei/sarai davvero un bravo medico.

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  2. ciao! posso chiederti quanto vedi i neurologi consultati in ps e per quali tipi di consulti?
    inoltre sapresti dirmi avendo credo studiato per l'esame di neurologia quanto effettivamente i pazienti neurologici siano curabili? vedo forse con ignoranza le malattie neurologiche come malattie purtroppo prive di una cusa e penso che i neurologi non possano essere risolutivi per il bene del paziente. è realmente così?

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    1. Ciao! Il neurologo viene chiamato spesso in pronto soccorso per pazienti con epilessia, problemi motori, ictus eccetera. Alcune volte non possono fare molto (come del resto tutti quanti i medici) ma per esempio l’ictus ischemico si può trattare con successo e alcuni neurologi si occupano esclusivamente di quello.

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  3. ciao! Complimenti ti seguo da sempre :)
    Viene chiamato spesso il cardiochirurgo? O le mansioni al PS sono quelle del cardiologo/cardiologo interventista?

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  4. Oggi parlavamo con un collega di una persona trasferita con polmonite senza camera di ossigeno e della diagnosi mancata per un mese ad una bambina di due anni con disabilità di quello che ha , perdo molto tempo a leggere delle novità dell'ultimo smartphone e della intelligenza artificiale , oltre ad essere un costo dello Stato (perche' non produco H24 al 100% secondo le formule della ottimizzazione) , tuttavia in Sanità dei Cittadini c'è molto da fare , i Politici vanno dove li porta il vento o il sondaggio pilotato dalle lobby , forza Simone , un fiore nella Oasi regala il sorriso anche al predone

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  5. Ciao Simone! Ho iniziato a leggere il tuo blog da poco e mi è sembrato da subito molto interessante, vero (nel senso che molti, quando parlano di medicina, esagerano) e pragmatico.
    Io sono uno studente di medicina e a ottobre inizierò il mio terzo anno di università. So veramente poco sul test per entrare in specialità: molti dicono che la media e il voto di laurea sono fondamentali, anche se in realtà per il punteggio influiscono 'solo' di 6 punti al massimo sul punteggio totale (mi rendo conto che 6 punti, come accadeva per il test d'ingresso all'università possano fare la differenza, ma su 140 domande non sono neanche un dislivello del tutto insormontabile) e da qui i miei dubbi in funzione di questo.

    Tu che esperienza hai avuto? Dal lato pratico, per entrare in specialità, alla fine una media molto alta e il 110 e lode sono effettivamente fondamentali?

    Grazie mille in anticipo,
    Fabio.

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