Il terzo anno di specializzazione.

Specializzando dopo un turno di notte (è quello che sta morendo).
Qualche giorno fa ho fatto l'esame del secondo anno di specializzazione.

Non che ci si aspettasse un risultato diverso (credo che il 99,99% degli specializzandi superi senza grosse difficoltà tutte le prove di fine anno), ma in ogni caso è andata bene e ora sono ufficialmente iscritto al terzo.

Medicina d'urgenza sono 5 anni, per cui questo vuol dire che non sono ancora nemmeno a metà. Però essere già al terzo suona bene e mi pare in un certo senso di avere praticamente quasi finito.

Tiriamo un po' di somme, che a questo punto forse diventano anche interessanti:

In questo secondo anno di specializzazione, ho fatto il corso SIUMB di ecografia clinica. Niente di enorme, grosso, difficile o trascendentale, ma comunque un piccolo diplomino che volevo prendere e che si inserisce nel "bagaglio" delle mie conoscenze mediche.

Da qui a essere un ecografista esperto e capace ce ne passa, ma tutto sommato nell'ecografia limitata all'ambito dell'emergenza-urgenza credo di iniziare a saper mettere abbastanza le mani. Vorrei migliorare su alcune cose (prima su tutte fare il corso SIEC, sull'ecografia cardiaca), ma c'è stata una crescita e da questo punto di vista l'anno è stato fruttuoso.

Da un punto di vista delle conoscenze internistiche (la mia specializzazione nasce come una sorta di medicina interna a cui si aggiungono le competenze necessarie per il lavoro in pronto soccorso) sempre nell'ambito di quello che può essere necessario in urgenza sento di aver avuto una crescita notevole.

Se al primo anno avevo paura anche di prescrivere una tachipirina (uno di quei farmaci che i pazienti prendono a secchiate tranquillamente da soli), ora ho più fiducia nelle mie conoscenze e ho molta più capacità di "gestione" del paziente in PS.

Ora questa è anche un'arma a doppio taglio: un po' come la storia di Karate Kid (quella cosa che puoi studiare il Karate o non studiare il Karate, ma se rimani in mezzo prima o poi ti arrotano), iniziare ad avere troppa fiducia e a fare troppe cose è il modo migliore per combinare qualche casino. Per questo motivo l'importante è sempre e comunque rimanere nel proprio ruolo, avere l'umiltà di chiedere a chi ha più esperienza, non montarsi la testa e continuare a studiare. Diciamo che ci stiamo lavorando.

Quest'anno ho fatto pure il corso ALS, che per chi non la conosce è la rianimazione cardio-polmonare. Corso bellissimo, un sacco di cose che già avevo studiato ma che finalmente ho appreso un po' meglio. Dal punto di vista pratico è una di quelle attività che nei PS del centro-sud Italia vengono generalmente svolte da anestesisti e rianimatori... nel senso che se c'è un arresto cardiaco arrivano loro nel giro di un paio di secondi e si occupano della cosa.

Lo stesso vale per tante cose come il trauma maggiore, lo shock, il posizionamento di drenaggi eccetera.

Dal punto di vista del paziente, uno specialista che si occupa esclusivamente delle urgenze più gravi è sicuramente un vantaggio (visto che è più formato e ha esperienza di quello). Come specializzando non è facile inserirsi, partecipare e - di conseguenza - imparare a diventare autonomi in cose che alla fine sono parte della mia professione. Insomma qui è un po' un punto dolente di tutte le scuole di medicina d'urgenza da Firenze in giù.

Dal canto mio sto cercando di frequentare la sala rossa il più possibile, e nei restanti 3 anni spero che piano piano di imparare quello che mi serve. Ma non è proprio facilissimo, e a tratti anzi è un po' frustrante e viene anche voglia di occuparsi semplicemente d'altro. Vedremo.

Qualche mese fa ho passato anche un periodo in sala operatoria. Questa è stata un'esperienza eccezionale dove ho fatto pratica della gestione delle vie aeree, accessi arteriosi, e chi più ne ha più ne metta. Trovo l'ambiente della sala molto diverso da quello del pronto soccorso e molto più stressante, però per forza di cose dovrò tornarci e cercare di prendere l'occasione per imparare il più possibile.

Infine ho già parlato del congresso EUSEM, per cui non sto qui a ripetere quanto è stata una figata incredibile dall'inizio alla fine: tanto trovate il post subito prima di questo qua.

Insomma: 2 anni di specializzazioni sicuramente faticosi. A tratti frustranti, a tratti con la voglia di dire "ma chi me l'ha fatto fare". A tratti però anche esaltanti, formativi, pieni di nuove esperienze, persone e la vita in ospedale finalmente in maniera attiva e dal punto di vista del medico (ancora specializzando) che ci lavora.

Credo che col tempo la formazione in qualche modo "rallenti", e non mi aspetto che il terzo anno porti altrettante novità e altrettante possibilità di imparare cose diverse e che prima non conoscevo. Spero sicuramente di essere smentito, e come è ovvio ve ne parlerò in ogni caso nei prossimi aggiornamenti.

Simone


Commenti

  1. Ciao Simone, ti seguo fin dall'inizio della tua avventura con il primo blog, mi sei stato di aiuto mentre cambiavo percorso (esattamente come te, da ingegnere, anche se solo junior, a medico) ed ora che ho finito la laurea è bello continuare a leggerti.
    Sono contento che ti trovi bene in specializzazione, ho visto anche il post del congresso ad Atene!
    Per me invece inizia ora l'abilitazione, sono ancora all'inizio della trafila.
    Buon lavoro!

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  2. Grande Flavio, servono altri ingeneri d’urgenza! Grazie per il messaggio e in bocca al lupo!

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